Il volume ricostruisce, ripercorrendone criticamente le tappe, le varie fasi della storia della cultura militare italiana, nella convinzione, come sostiene lo stesso autore nell'introduzione, che un tale percorso costituisca anche un modo per "individuare alcuni elementi strutturali della società italiana".
Precisando altresì l'autore, docente di Storia delle relazioni internazionali e geopolitica presso la Scuola di specializzazione in giornalismo della Luiss-Guido Carli, come il lavoro non debba intendersi né come "uno studio sulle Forze armate italiane, la loro storia militare e la storia della loro organizzazione interna o dottrinale", né "un pamphlet contro o a favore di esse", è da ritenersi che esso possa piuttosto essere ritenuto un contributo, peraltro ricco di numerosi spunti di discussione, utile ad osservare e comprendere l'evoluzione della cultura militare italiana. Intesa, questa, non come cultura "dei militari", quanto piuttosto come "idea dominante che ha una società sul ruolo e quindi sull'uso possibile delle sue Forze armate".
Il percorso scelto da Corneli nel tentativo di individuare le motivazioni che, nel tempo, hanno prodotto una sempre più accentuata "separatezza" del mondo militare dal mondo politico e dalla società e di ricercare i legami tra politica militare, politica interna e politica estera, è strettamente intrecciato alle vicende storiche del nostro paese: dai Comuni alle Signorie, da Machiavelli ai Savoia, dal Risorgimento a Mazzini, da Garibaldi a Cavour, dalla nascita della Sinistra storica alla Grande Guerra, dal fascismo e Mussolini alla seconda guerra mondiale, dalla guerra fredda al Piano Solo fino ai giorni nostri. Il quadro d'insieme che tratteggia l'autore, con una ricostruzione degli avvenimenti, elaborata sulla base di una ricca documentazione, le cui citazioni quasi costituiscono parte integrante del testo, ha il merito di riproporre, sottolineandolo, il problema della necessità "di diffondere in più vasti strati sociali, a cominciare da quelli politici, una cultura ‘militare', cioè un modo di pensare strategico".
Il discorso di Corneli che, procedendo nella ricostruzione temporale degli avvenimenti, diventa sempre più politico, come egli stesso ammette nell'epilogo, è certamente fitto di considerazioni, e di valutazioni, spesso intellettualmente e storicamente stimolanti, che avranno certamente il pregio di alimentare il dibattito sempre vivo su temi fondamentali delle nostre storie recenti. Come quando, nel sostenere la necessità di una rivoluzione culturale che abbatta alcuni "idola fori", afferma di averne "rintracciato uno nel mazzinianesimo analizzato fondamentalmente sotto l'angolo della cultura militare, scoprendo tuttavia che la sua influenza è stata molto più vasta, e totalmente in direzione contraria a quel liberalismo cui quasi tutti hanno d'improvviso affermato di richiamarsi".
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